Passando anno dopo anno a razzolare tra i dati turistici, gli arrivi, le presenze, i tassi di occupazione e le permanenze medie possono venire a noia. Ogni venticello di novità fa ben sperare, quindi ho seguito sempre con interesse e curiosità ciò che volta a volta è apparso all’orizzonte, contando di trovare strumenti interessanti e utilità. Così è stato con le analisi semantiche, salvo scoprire poi che, nel commentare le strutture ricettive, l’argomento più comune erano le camere. Il risultato non mi sembra richiedere un grande sforzo tecnologico ed analitico.
Non di meno è avvenuto con le previsioni dei “big data”, che però si sono rivelati talmente big, da permettere a malapena informazioni per i maggiori centri turistici.
Finalmente però in questi giorni ho intercettato una nuova analisi e classificazione dei turisti. In uno studio ampio e completo sul turismo enogastronomico ho trovato la ripartizione delle caratteristiche di un campione secondo la “situazione sentimentale”. Ho guardato con trepidazione i numeri, aspettandomi di vedere quanti di loro fossero innamorati, lasciati dalla fidanzata, in cerca dell’amore della vita, affetti da misantropia, indignazione, stima (http://www.dizy.com/it/lista/6290758235586560) Ho pensato che era una valutazione interessante sapere se l’ossitocina o il testosterone spingano a viaggiare o se un rapporto in crisi porti a cercare distrazione in luoghi nuovi e, in questo caso, specificatamente nella buona tavola o negli assaggi nelle cantine.
Ma che delusione. L’unica cosa che sono venuto a sapere è stato se l’intervistato era single, sposato, in coppia ma non sposato (un “non ancora separato con una nuova compagna” ricade in questo gruppo?) e un residuale 3% che non dichiara (forse sono questi gli innamorati).
Approccio interessante, sappiamo che il consumo dei single è diverso da quello delle coppie, ma cosa c’entra con una “situazione sentimentale”?. E poi, una veloce ricerca nei dizionari in rete lascia dubbi sul significato di single, e quindi incerto sulla classificazione. Un tentativo di stupire fine a se stesso. Ancora niente di utile e chiaro. Vorrei solo chiedere, per evitarmi inutili eccessive attese, di continuare a chiamare le cose con il loro nome. Suppongo che in questi casi si possa parlare ancora di “stato civile”, lasciando gli stessi dubbi, ma producendo valori confrontabili. Lasciando la creatività alla ricerca di correlazioni e legami, sui molti aspetti che possono essere indagati.